• Occhialino

    Pietra con occhi dal taglio allungato, nei secoli il calcare occhialino ha catturato su di sé gli sguardi di diverse figure, spesso provenienti da aree remote proprio per curarne l'estrazione, approvvigionandosene in particolar modo lungo i pendii della Concarena.

    • Occhialino
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  • Occhialino: la materia

    Il calcare occhiadino - conosciuto anche come occhialino - appartiene alla formazione sedimentaria del Calcare di Esino e deve il proprio nome alla presenza al suo interno di piccole bande di diverso colore e di forma lobata, che ricordano vagamente degli occhi; su superfici tagliate e levigate, questa conformazione dà spesso l'effetto di un disegno arabescato, sulle tonalità del grigio. La formazione di occhiadino presente sul territorio è costituita principalmente da calcari e calcari dolomitici di colore grigio chiaro, grigio o grigio-nocciola, bianchi in alterazione; spesso fetidi alla percussione, questi calcari si presentano in genere massicci o in grossi banchi, localmente in strati spessi. Questa pietra veniva estratta in Valle Camonica con funzioni tra loro molto diverse: alcune cave erano a scopo ornamentale, mentre altre venivano sfruttate per ricavarne pietre da costruzione, senza contare che anche questa tipologia di calcare era spesso utilizzata per preparare la calce. I siti estrattivi coltivati in zona erano dislocati in diversi paesi, tra cui: Cividate Camuno, Ono San Pietro, Lozio, Bienno, Angolo Terme.

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  • Occhialino
  • Occhialino: la storia

    Il calcare occhiadino emerge dai documenti esaminati quale una delle pietre più ricercate dell'intera valle, tanto che, almeno dal Seicento, fu in grado di richiamare l'attenzione di diversi cavatori-lapicidi provenienti anche da aree relativamente distanti. I territori di Terzano e Mazzunno (Angolo) risultarono interessati, anche se nel corso del Settecento la concentrazione si spostò nell'area compresa fra Cerveno e Cemmo, dove c'era abbondanza di materiale portato a valle da frane e alluvioni lungo le pendici della Concarena. Due le figure di spicco, attive fra Capo di Ponte e Ono S. Pietro: Carlo Gerolamo Rusca e Antonio Moncini, ambedue ticinesi. Il primo lavoro di certa documentazione in calcare occhiadino fu il portale della Chiesa Parrocchiale di S. Antonio, a Rino di Sonico (1750). Si noti che uno dei rami della famiglia Moncini conservò l'attività nel corso dell'Ottocento, giungendo così a Giovan Battista che, prima da Cemmo e poi da Capo di Ponte, rilanciò l'estrazione della pietra su basi industriali.

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Occhialino: i testimoni

L'occhiadino della Concarena è radicato nella memoria dei testimoni sotto il nome di marmo… un marmo grigio chiaro, bello, impiegato anche in chiese e case signorili. Sulla montagna dalla quale veniva cavato restano tuttora dei blocchi abbandonati: monito di come le caratteristiche di una pietra non bastino a fare della sua estrazione un'attività sufficientemente remunerativa. La disponibilità del materiale, le sue qualità, la facilità di lavorazione, la possibilità di investimento sono fra i fattori che non hanno permesso all'occhiadino camuno di superare la sfida della concorrenza forestiera... passando quindi abbastanza rapidamente da fonte di reddito a materiale abbandonato, buono solo per tenere compagnia ai ricordi dei vecchi cavatori.

    • Vaira: Taglio a squadra e Giandì
    • Vaira: Preparazione degli utensili
    • Giorgi: Economia e migrazione
    • Giorgi: Lavorazione e trasporto
    • Troncatti: Mezzi di trasporto
    • Troncatti: Consegna e trasporto delle pietre
    • Moncini: Pietre della Valle
    • Occhialino Video
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    • Pietro Vaira spiega com'era diventare
      scalpellini e le tecniche di taglio

    • Vaira rivive le lunghe giornate in cava,
      l’argano, il carburo

    • Di punta e mazzotto: per utensili
      sempre efficienti, raccontati da Vaira

  • Occhialino: i documenti

    Cercare storie di cave e scalpellini significa anche inseguire curiosi aneddoti, date e pagine di documenti tra archivi locali e remoti. La ricerca storica del progetto LA MEMORIA DELLE PIETRE - a cura di Alberto Bianchi - ha consultato svariate fonti, portando alla luce diverse tipologie di materiali: dalle fotografie d'epoca alle mappe, dalle illustrazioni a tema alle carte di amministrazioni e regni che furono...
    Un'interessante selezione di tale immenso patrimonio di memoria collettiva viene quindi restituita in questa pagina, fornendo un ulteriore livello d’approfondimento e consultazione dei contenuti relativi all'occhiadino (o occhialino).

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